Oggi è stata data la notizia del divorzio tra la Rai e Amadeus. Lo storico conduttore Rai sta per approdare a canale 9. Secondo le indiscrezioni con un nuovo format musicale, stile X Factor. L’operazione varrebbe cento milioni in quattro anni. «Perdo un grande compagno di squadra», ha detto all’ANSA Carlo Conti, suo collega nella tv pubblica, tra i candidati alla direzione del prossimo Festival di Sanremo. «Sono però certo che abbia fatto una scelta difficile – aggiunge – ma ben ponderata». «Amadeus lascia la Rai? Ognuno è libero di fare quello che vuole. E per fortuna lo possiamo fare. Avrà avuto le sue buone ragioni per andarsene e non sono certo io la persona per commentare e giudicare», ha detto invece Al Bano a LaPresse. «Se ora però sarà più facile rivedere Al Bano in gara a Sanremo? La mia passione per il Festival, al di là di chi c’è o di chiunque ci sarà non cambia: Sanremo o si ama o si odia e io lo amo». Si dichiara molto felice del nuovo arrivo Fabio Fazio, contattato da Adnkronos. L’anno scorso è toccato a lui dire addio a viale Mazzini, dopo quasi 40 anni. Sul “Nove” ha portato tutta la squadra di “Che tempo che fa“, inclusa Luciana Littizzetto e ottenendo ottimi ascolti.
L’incontro cordiale per dirsi addio
Quello tra Amadeus e e il direttore generale Rai Giampaolo Rossi stamane è stato un incontro cordiale: il conduttore ha ufficializzato la sua decisione di non rinnovare il contratto con la tv pubblica, in scadenza a fine agosto. Stando ai rumors delle ultime settimane, lo aspetta il gruppo Warner Bros. Discovery, pronto ad ingaggiarlo come volto di punta del canale Nove. Una scelta di cui Rossi avrebbe preso atto, nonostante gli sforzi fatti dalla Rai nelle ultime settimane per trattenere il conduttore di Affari Tuoi e degli ultimi cinque festival di Sanremo.
Le reazioni della politica
Intanto monta la polemica politica per il fatto che la Rai si sia lasciata sfuggire la sua punta di diamante. «Fra un po’ se ne andrà pure il cavallo», ha postato ironico su X il senatore del Pd Filippo Sensi.
Fra un po’ se ne andrà pure il cavallo
— nomfup (@nomfup) April 15, 2024
Sandro Ruotolo, responsabile informazione, cultura e memoria della segreteria Pd a LaPresse si è detto preoccupato per il declino della tv pubblica. «Quando una casa diventa inospitale il problema è della casa non di chi va via. Prima Fazio, Annunziata Gramellini, ora Amadeus… bisogna interrogarsi su questo. Non conosco le motivazioni personali di Amadeus ma pongo problema della casa. Poi Amadeus è un investimento vita natural durante, non credo sia una questione economica, è che la casa gli sta stretta, ci sta male», ha dichiarato. «La Rai ne esce più povera, questo è fuori di dubbio», ha invece dichiarato alla stessa agenzia la deputata M5S in commissione vigilanza Rai Dolores Bevilacqua. «L’addio di Amadeus? Ne arriveranno altri. È la logica del mercato e siamo sicuri che l’artista sarà riconoscente a questa grande azienda. Noi siamo concentrati sul tema vero che è quello della libertà sindacale e della par condicio tra le varie sigle. Su questo dovrebbero essere sensibili tutte le forze democratiche», ha detto il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai, che ieri ha lanciato un appello alla vigilanza raccolto da Gasparri (Forza Italia), Filini (Fratelli d’Italia), Bergesio (Lega) e Lupi (Noi moderati). «Amadeus aveva già annunciato che non avrebbe fatto il Festival di Sanremo, quindi per la nostra manifestazione televisiva più importante cambia poco, me ne rammarico perché credo che abbia fatto un festival straordinario, ma ogni era non dura per sempre, gli auguro buona fortuna», ha dichiarato invece il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a Genova a margine di una conferenza stampa commenta il passaggio di Amadeus dalla Rai a Discovery. «È il mercato bellezza – aggiunge Toti – quando le persone valgono, hanno ascolti importanti e una capacità professionale importante è evidente che le televisioni se le contendano, semmai dobbiamo interrogarci se il sistema televisivo italiano è strutturato, potrei dirlo per molte tipologie di imprese nel nostro Paese, per una concorrenza sempre più internazionale tra grandi gruppi. Discovery è un colosso che probabilmente vale da solo quanto l’intero mercato della televisione pubblico-privata del nostro Paese. In un mercato sempre più globale forse l’Europa dovrebbe dare una risposta muscolare rispetto alle major statunitensi».
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